lunedì 28 maggio 2012

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Gianni Paris
Mare Nero
Edizioni dell'Arco



E il mare ricordò improvvisamente
Il nome di tutti gli annegati
Federico Garcia Lorca

di Raffaele Mantegazza


paris-g_mare0Se vivessimo in un mondo civile questo sarebbe un libro di fantascienza, una storia così inverosimile da far pensare che l'autore abbia esagerato con la sua sfiducia nel genere umano. Se vivessimo in un'Europa civile questo libro sarebbe preso come un esercizio di pura fantasia e qualcuno direbbe che mai, nemmeno nei tempi più bui della storia, cose del genere di quelle qui narrate sarebbero potute accadere. Viviamo purtroppo in un mondo incivile e in un'Europa squassata da rigurgiti razzisti, da speculazioni di Borsa che determinano la vita e la morte delle persone, da criminali che sparano su decine di ragazzi norvegesi e da piccoli giornalisti che immediatamente scrivono che sono stati i musulmani (o gli arabi, tanto per loro è tutto uguale). Viviamo in un mondo nel quale tutto quello che qui è narrato non solo è possibile ma è cronaca quotidiana, se è vero che nei due giorni che questo splendido romanzo ha catturato la mia attenzione oltre 100 persone sono state gettate nel Mediterraneo, sempre più Mare Nero perché colorato dalla pelle delle vittime della nuova frontiera degli affari: lo scafismo come organizzazione transnazionale.
Questo libro, pubblicato da una piccola coraggiosissima casa editrice e distribuito dai ragazzi che per le strade cercano di catturare la nostra attenzione vendendo la stampa di strada, è un Naufragio della Medusa del XX secolo con la stessa infamia di allora, con lo stesso disprezzo di allora per le vite umane. Differenti sono solo i protagonisti: oggi sono gli africani, i figli del continente più ricco del mondo e dunque più depauperato e predato (come dice la mia vicina di ombrellone Emilia. "Se l'Africa fosse povera starebbe molto meglio"). Oggi sono i ragazzi e le ragazze della terra d'Africa ad essere consumati dal sale del mare, lo stesso sale che gli schiavisti del commercio triangolare spargevano sulle loro ferite e che oggi si insinua tra le loro labbra quando scivolano in acqua da uno di quelli che con la nostra ipocrisia da ricchi definiamo "barconi della speranza".
Per fortuna oggi come allora c'è chi usa l'arte per denunciare queste atrocità. Se allora era la pittura di un oggi è la penna di un coraggioso avvocato che scrive un libro che non ci lascia in pace, come non dovrebbero lasciarci in pace i nomi sconosciuti delle centinaia di vittime della nostra disumana follia. Se l'Europa fosse una cosa appena decente, la lettura di questo libro sarebbe obbligatoria in tutte le scuole.